E’ arrivata l’inflazione nel climbing

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Il 2023 verrà probabilmente ricordato come l’anno dei grandi aumenti nel mondo del climbing. La congiuntura è internazionale, non si tratta di qualcosa che affligge soltanto il nostro settore ma, anzi, è il climbing a seguire un trend generalizzato.

Più che l’aumento è probabilmente la volatilità dei costi, cioè l’imprevedibilità e le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, dell’energia necessaria per produrre e persino delle valute internazionali a causare un aumento dei prezzi finali del prodotto. Infatti, nel dubbio di non riuscire ad assicurare il normale profitto aziendale, le case produttrici tendono ad aumentare i prezzi anziché a sperare in una tenuta delle vecchie quote. 

A farne le spese è ovviamente il contribuente-cliente la cui remunerazione mensile media difficilmente potrà seguire in positivo l’andamento del costo della vita, specie in Italia dove i salari sono storicamente abbastanza al palo rispetto ai paesi dell’area mitteleuropea. Scordiamoci quindi il Grigri a €62, prezzo medio su internet fino a pochi giorni fa. Ora, al negoziante lo stesso prodotto costa, IVA compresa 56,62, e per un utile di €3 e rotti si lavorerebbe poco più che per la vendita di un casco di banane. E non c’è negozio di arrampicata nel mondo che riceve le visite di un supermercato qualsiasi. 

Abbiamo fatto l’esempio del Grigri perché è lo strumento monomarca per il climbing più diffuso nel mondo, ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto per scarpette, imbragature, corde senza entrare poi nel mondo dell’abbigliamento tecnico e così via. 

Nel nostro settore questa crisi, al di là del disagio provocato agli utenti, che però ricordiamo hanno il grosso vantaggio di frequentare i luoghi in maniera assolutamente gratuita ad eccezione delle sale da arrampicata, può avere delle ripercussioni non irrilevanti dal punto di vista della sicurezza. C’è chi affronterà questa crisi con la consapevolezza di dover eventualmente tagliare i propri budget da altre voci voluttuarie e chi invece continuerà a utilizzare del materiale vecchio, inevitabilmente meno sicuro e magari persino riciclato o acquistato da altri senza conoscerne la storia pregressa. Il tutto per contenere i costi e non rinunciare ad altro. Va detto anche che questa possibile scelta di far durare il doppio o il triplo del tempo un’imbracatura o una corda o un rinvio sta rischiando di diventare anche una falsa opzione: le ditte stanno facendo fatica ad approvvigionare i negozi dove il materiale arriva a spizzichi e bocconi e spesso in date lontane dalla originale consegna prevista. La vitaccia dei negozianti specializzati, già in costante pugilato con il mondo della vendita via internet, non è destinata a diventare più serena, specie considerando che gli affitti dei locali di vendita stanno subendo adeguamenti istat (in Italia) tutt’altro che irrilevanti.

John Maynard Keynes insegna che l’economia finisce per riequilibrarsi sempre da sola e questo caso non sarà diverso da tutto il resto che abbiamo già vissuto, ma dubitiamo che i prezzi mai potranno tornare al periodo pre-covid: l’arrampicata, pur rimanendo uno degli sport più economici del mondo, non potrà più essere come al principio degli anni 2000, almeno fintanto che i salari non si adegueranno al trend. Al momento attuale, un calzolaio che volesse reinventarsi risuolatore, avrebbe lavoro fino a vomitarne.

2023 will probably be remembered as the year of great increases in the world of climbing. The situation is international, it is not something that afflicts only our sector but, rather, climbing is following a generalized trend.

More than the increase, it is probably the volatility of costs, i.e. the unpredictability and fluctuations of the prices of raw materials, of the energy needed to produce and even of international currencies that cause an increase in the final prices of the product. In fact, in the doubt of not being able to ensure the normal profit of the company, the manufacturers tend to increase the prices rather than to hope that the old quotas will be maintained.

Obviously, it is the taxpayer-customer who pays the price, whose average monthly remuneration is unlikely to be able to positively follow the trend in the cost of living, especially in Italy where wages are historically quite at a standstill compared to Central European countries. So let’s forget the Grigri at €62, the average price on the internet until a few days ago. Now, the same product costs the shopkeeper, VAT included, 56.62, and for a profit of €3 or so, little more work would be done than for the sale of a bunch of bananas. And there is no climbing shop in the world that receives visits like just any supermarket.

We have given the example of the Grigri because it is the most widespread single-brand tool for climbing in the world, but the same could be said for shoes, harnesses, ropes without then entering the world of technical clothing and so on.

In our sector this crisis, beyond the inconvenience caused to users, who however we recall have the great advantage of visiting places absolutely free with the exception of climbing halls, can have significant repercussions from the point of view of safety. There are those who will face this crisis with the awareness of eventually having to cut their budgets from other voluptuous items and those who will continue to use old material, inevitably less safe and perhaps even recycled or purchased from others without knowing its previous history. All to contain costs and not give up on anything else. It must also be said that this possible choice of making a harness or rope or quickdraw last double or triple the time is also risking becoming a false option: companies are having a hard time supplying shops where the material arrives in chunks and mouthfuls and often on dates far from the original expected delivery. The life of specialized shopkeepers, already in constant conflict with the world of internet sales, is not destined to become calmer, especially considering that the rents of the sales premises are undergoing ISTAT adjustments (in Italy) which are anything but irrelevant.

John Maynard Keynes teaches that the economy always ends up rebalancing itself and this case will be no different from everything else we have already experienced, but we doubt that prices will ever be able to return to the pre-covid period: climbing, while remaining one one of the cheapest sports in the world, it will no longer be like it was in the early 2000s, at least until wages adjust to the trend. At present, a shoemaker who wanted to reinvent himself as a resoler would have to work until he vomits.

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