Iamas all’attacco, un nuovo comunicato per rispondere alle Guide.

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Con un nome che ricorda le forze speciali, i MAS di IAMAS rilanciano sul tavolo (per ora molto virtuale del web e dei social) dell’ultima puntata di questa che ha l’aria di trasformarsi in una saga con le Guide Alpine, ma con elementi di grande interesse e (forse) di una auspicabile catalizzazione dell’inevitabile processo che dovrà portare a una revisione globale della legge Bassanini dell’89.

Iamas insomma affida a un comunicato la seconda puntata della storia, entrando più nello specifico del tema e cercando di sviscerare meglio quale dovrebbe essere il ruolo (e le differenze tra loro e le Guide) nell’ambito dell’insegnamento delle tecniche di scalata.

Il core del comunicato, fatta salva l’esplicita esclusione di Paolo Caruso (Guida) da qualsiasi funzione all’interno dell’associazione, è il seguente:

“Coerentemente con le previsioni della legge, dunque, i MAS IAMAS prestano un servizio a favore di terzi con il concorso prevalente di un lavoro intellettuale, relativo all’insegnamento del Metodo Caruso® e alla specifica tecnica che vi è sottesa. È, questo, un aspetto di primaria importanza in quanto marca la sostanziale differenza con la professione di Guida Alpina-Maestro di Alpinismo, e ne legittima l’autonomo riconoscimento ai sensi dell’articolo 2, comma 7, della legge 4, anche alla luce di quanto precisato con la circolare MiSE n. 3708/C del 2018. Infatti, l’insegnamento del Metodo Caruso® non rientra tra le attività formative e, quindi, tra le competenze della suddetta categoria professionale (si veda, in proposito, la legge n. 6/89 che istituisce la figura). D’altra parte, la professione del MAS IAMAS esclude esplicitamente tutte le attività di accompagnamento in montagna e di insegnamento relativamente alle tecniche e ai materiali (quali ramponi, piccozze, ARTVA, chiodi da ghiaccio, ecc.) specifici ed esclusivi degli ambienti alpinistici e innevati, che sono di competenza delle sole Guide Alpine.”

Come si può facilmente evincere, vengono accuratamente evitate nel testo i termini “roccia” e “falesia”, che sono peraltro il cuore pulsante della questione. Alla prossima puntata.

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