CASO DORGALI: DENUNCIA PENALE E PAESE SPACCATO

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Si alza di un livello il caso della schiodatura della falesia Damia, ma le reazioni dei locali impongono una riflessione al mondo verticale, non solo sardo.

Luca Solari, l’imprenditore romano che per passione arrampica e ogni tanto chioda, proprietario di una casa vacanza in zona, l’aveva promesso dopo essere stato investito da una vera e propria ondata di insulti e dopo aver ricevuto minacce personali: passerò alla denuncia penale. Così nei giorni scorsi ha preso un volo per l’isola e si è recato presso la stazione dei carabinieri di Dorgali, per depositare una denuncia penale contro ignoti.

In Italia ci sono diversi modi di intraprendere una azione di questo genere, il più comune dei quali (e spesso il più inutile) è quello di presentarsi inaspettati presso una stazione delle forze dell’ordine e depositare una una dichiarazione che viene redatta sul posto. Maggiori speranze di innescare un procedimento che abbia un seguito lo si ha passando attraverso un avvocato penalista che inoltri la querela attraverso un documento telematico presso la procura competente.

Quella che ha potuto seguire Solari in questo caso è una sorta di terza via, perché sono stati gli stessi carabinieri del luogo che hanno individuato tre capi potenziali di imputazione penale: furto, danneggiamento e, ovviamente, minacce. Vedremo se la cosa avrà un seguito oppure no.

Ricapitolando brevemente la vicenda, stiamo parlando della schiodatura di otto tiri in una falesia completamente vergine e non protetta da vincoli ambientali, la parete Damia, recentemente pubblicata sul sito Planet Mountain. Autore dei lavori Luca Solari che già due anni prima, in occasione della chiodatura da parte sua di un tiro a la falesia di S’atta Ruja, aveva vissuto la doppia schiodatura prima degli zincati e poi addirittura dei resinati che aveva piazzato per ripristinare il primo danno. Con contorno di minacce che aveva avuto modo anche di registrare. Questa nuova è più importante schiodatura è stata addirittura rivendicata presso questa stessa testata da una casella di posta vpn da un fantomatico “Gruppo di Riscatto Ambientale”, assai probabilmente climbers locali che non sopportano i “foresti” e che percorrono la strada più facile e puerile per accaparrarsi consensi, l’ambientalismo generico. Strada non cerìto inedita e anzi recentemente sfruttata in quel di Arco per la questione di Oltrezengol.

La vicenda dorgalese, però e purtroppo, è andata oltre il recinto delle diatribe più o meno violente tra climbers, arrivando ad accendere un dibattito in paese che ha assunto dei toni particolarmente violenti sui gruppi social, discussioni che abbiamo avuto modo di seguire, capendo anche che non si parla di pochi soggetti interessati all’argomento ma di una fetta di comunità che si è spaccata in fazioni pro e contro i climbers, ma con un fortissimo sbilanciamento a favore della parte “contro”.

Ecco qualche estratto particolarmente significativo del dibattito in corso:

“…Che bisogno hanno di aprire nuove vie se non per vedere pubblicate le loro imprese, alla faccia di chi vorrebbe vedere questi luoghi ancora intatti?Su quelle pareti l’acciaio inox dei chiodi a pressione (spitfix) luciccherà per secoli. Oltre al danno ambientale all’avifauna, si pone anche il non trascurabile impatto visivo.Ripeto: esistono oramai migliaia di vie di arrampicata e non c’è bisogni di aprirne di nuove per appagare l’ego di alcuni personaggi. Il sig. Luca Solari vada pure a mangiare la pizza a Ulassai, ne facciamo volentieri a meno…e che la smetta di frignare per ogni buco, come i bimbi minchia a cui hanno levato il giocattolo. Anche noi che viviamo qui abbiamo il sacrosanto diritto di non vedere le nostre montagne violentate.…”

In Ogliastra hanno già preso provvedimenti seri.Speriamo che Dorgali ci pensi al più presto.Altrimenti come si evince dai commenti saranno i cittadini stessi a pensarci. Morale…se non volete vi si distruggano le vie non attrezzatele in maniera selvaggia e senza nessun titolo x farlo…che poi se vogliamo dirla tutta gli scalatori non portano tutto questo giovamento al paese….pertanto….”

Non so di preciso se e quali regole e/o autorizzazioni occorrano. Ci sono zone tutelate dove occorrono autorizzazioni, in quel caso allora è giusto e doveroso richiederle, se invece non occorrono il signor Luca Solari ha perfettamente ragione. Di recente il comune di Baunei ha colto in flagrante degli arrampicatori che stavano armando e chiodando una parete in una zona sottoposta a tutela ambientale e sono stati denunciati. Giustamente!! Quindi l’importante è il rispetto delle regole da parte di tutti.

Questi arrivano e credono di poter fare quello che vogliono. State violando territori protetti da vincoli ambientali e non solo. Andrebbe denunciato lei!! Se è solidarietà che cerca non la troverà di certo.

…ll signor Solari si è presentato alla nostra comunità in modo piuttosto arrogante. Dorgali è un paese ospitale, dove tutti sono ben accetti, ma forse sta pensando di prendersi “le terre del Papa” (in realtà, dei Dorgalesi). Con tutto il rispetto, andasse a attrezzare le pareti a casa sua, dove probabilmente sarebbe più apprezzato….

“Chi arriva da fuori deve sapere che sta entrando in SARDEGNA, un po come entrare in chiesa, in punta di piedi, osservare, fotografare, mangiare, dormire, e poi rientrarsene felicemente nella sua residenza, possibilmente senza sabbia, conchiglie o pezzi di stalattiti o concrezioni varie…”

“Io sono senza parole e mi spiace tanto che questi gesti vengano compiuti, per di più mascherati anche con una sorta di ambientalismo e ipocrita patriottismo, quando invece si tratta solo di persone anti- sportive e probabilmente solo gelose di non avere i riflettori puntati addosso. Spero che venga fatto qualcosa a riguardo anche perché ne va dell’ immagine di questo bellissimo posto e di noi tutti, che ASSOLUTAMENTE non siamo e non la pensiamo come questi quattro sfigati.

“…lei ha fatto piste a caso senza chiedere il permesso disturbando probabilmente la fauna e la flora delicata della zona, deturpando il paesaggio e vuole fare pure la vittima

“…il nostro Supramonte sia stato impoverito e devastato visivamente e materialmente da attività incontrollate, compiute da chi pensa di aver acquisito diritti sul nostro territorio per aver mangiato la pizza al ristorante o comprato la mortadella al supermercato. Vi ricordate di come in passato molti turisti cafoni pretendevano l’impunità perchè “portavano li soldi ai sardignoli”? La situazione è la stessa. Non c’è più un angolo del Supramonte dorgalese che non sia stato mitragliato di chiodi e anelli inox, con centinaia e centinaia di vie di arrampicata, con annessi bivacchi e latrine…

“Dorgali accoglie centinaia di migliaia, forse un milione, di turisti ogni anno e non sarà certo il mancato acquisto di pizze e mortadella da parte di questi personaggi ad impoverire il paese. Si spostino pure con i loro camper e furgoni da altre parti, ne gioveranno le nostre montagne e l’igiene pubblica…”

Si tratta indubbiamente di un spaccato di società interessante, che merita alcune riflessioni e anche un certo livello di autocritica che ai climbers, in qualche occasione, storicamente manca.

La prima considerazione da fare è che Solari Luca, oltre a non aver violato la legge chiodando una falesia in cui era possibile farlo, non ha sepolto rifiuti tossici né spacciato droga davanti alle scuole; tuttavia ha suscitato reazioni di una veemenza che di solito meritano azioni di quel genere. Ha buttato via circa 1500 € di tasca propria, senza calcolare il tempo e i rischi che comporta il lavoro di chiodatura, parte dei quali sono stati letteralmente rubati, perché le piastrine possono essere riciclate altrove. L’ha fatto su una parete che non era mai stata di interesse da parte di altri e dove non esistevano progetti di chiodatura in assoluto. Eppure sono stati pochissimi gli interventi che stigmatizzano l’atto degli schiodatori, molti di più sono quelli che velatamente ne apprezzano una sorta di ruolo di giustizieri mascherati contro l’invasione del foresto.

La seconda considerazione è che per l’ennesima volta, quando si tratta di attaccare i climbers e più specificatamente i lavori di chiodatura, si tirano in ballo gli uccelli più o meno grandi, senza ricordare che nel mondo c’è pieno di falesie a frequentazione contingentata in funzione dei periodi di nidificazione e che questi divieti sono generalmente scrupolosamente rispettati da chi arrampica. È la solita logica del forte coi deboli e debole coi forti che regolarmente si ripresenta quando, nella stessa località, convivono un po’ di spit e abusi edilizi evidenti, incuria generalizzata del territorio e inchini più o meno pronunciati nei confronti dei potenti del luogo contro i quali è evidentemente più difficile prendersela, come nel caso paradigmatico delle cave apuane.

Un refrain costante degli interventi riguarda lo scarso impatto economico che la presenza dei climbers sembrerebbe generare e questo è un elemento di grande interesse che travalica il caso dorgalese. Questo è uno dei rari casi in cui la comunità dei climbers può toccare con mano le sensazioni che la nostra presenza genera su una comunità che vive sul posto. Le parole “si portano da casa anche la carta igienica” sono una rappresentazione cinematografica che riassume efficacemente il modo di vivere la vacanza verticale da parte di una certa (considerevole?) porzione di climbers. L’abitudine di fare poco più che benzina nei posti dove andiamo a scalare non è troppo lontana dal vero, indifferentemente che si tratti di italiani e stranieri, con una sempre maggior tendenza a girare con furgoni privi di servizi igienici. E con l’aumento esponenziale dei praticanti negli ultimi anni la situazione è sicuramente peggiorata e in via di peggioramento. E’ una abitudine che questa testata ha sempre stigmatizzato, invitando i climbers a lasciare denaro nei posti che frequentiamo, non perchè i locali siano dei poveracci cui fare le elemosina, ma perchè si tratta di un concetto basico di convivenza basato sulla reciproca convenienza. Non è un concetto difficile, eppure fatica a penetrare la comunità verticale.

Un’ulteriore considerazione che emerge anche da queste conversazioni di non addetti ai lavori va fatta a proposito della abitudine allo “spitemo su tuto” che a volte colpisce alcuni gruppi di chiodatori: è vero che, dove non è espressamente vietato, è formalmente consentito piantare righe di fix e aprire nuove vie; ma a volte la domanda “ce n’è bisogno?” occorrrebbe farsela. Spesso e in tutta Italia vengono chiodate singole vie o intere pareti che poi non ricevono che sporadiche visite per motivi diversi, tra i quali il principale è che sono brutte o comunque poco significative o poco pubblicizzate. Il comprensorio di Dorgali e Cala Gonone è tra questi e fa un po’ sorridere che parte di queste pareti di scarso successo siano state chiodate proprio da climbers locali, magari gli stessi che si sono scatenati contro il Solari.

Ancora: da ora in avanti, letti questi interventi e a parità di chilometri, di bellezza e sbattimento cosa conviene scegliere per una vacanza verticale sarda? Le zone di Ulassai e di Santa Maria Navarrese sembrano essere assai più climbers-friendly, probabilmente perchè meno attrattive per il turismo più ricco e tradizionale che mira alle migliori spiagge e alle serate da lounge bar. Nemmeno stare in una falesia dove sai che i climbers locali mal sopportano i “continentali” può essere considerato il massimo della vita e può spingere ad altre scelte, soprattutto considerando la qualità superiore di altre zone verticali dell’Isola.

Conclusioni

Probabilmente questa vicenda si chiuderà qui, a meno che la magistratura non decida di dare un sequel penale a quanto già avvenuto. Luca Solari non pianterà mai più un solo fix sull’isola. La tendenza ormai decennale a non considerare più Cala Gonone come il centro nevralgico della scalata sarda si rinforzerà, per la gioia poco comprensibile dei climbers locali. Le pareti meno frequentate diventeranno come i pontili abbandonati e i tanti scheletri delle case non terminate dell’area e la vegetazione, piano piano, se le riprenderà.

La vita è lunga e abbiamo assistito, nel giro di pochi anni, a cambiamenti anche drammatici nelle abitudini delle persone, specie durante il periodo covid. Oggi la scalata tira, domani chissà, ma almeno è come le gomme quattrostagioni; oggi il mare tira, domani non è detto, e ci si va solo in estate. Le economie che si basano sulle attività stagiionali ricordano un po’ le aziende a indotto esclusivo di una grossa casa-madre che, finchè va tutto bene, sparge benessere, ma quando va male sono dolori. L’estate è solo tre mesi, a Dorgali non si scia e mostrare un po’ meno odio in generale sarebbe non solo più bello, ma anche cauto…

english

DORGALI CASE: CRIMINAL COMPLAINT AND SPLIT TOWN

The case of the bolting of the Damia crag is raised a level, but the reactions of the locals force a reflection on the vertical world, not just Sardinian.

Luca Solari, the Roman entrepreneur who climbs for passion and occasionally bolts, owner of a holiday home in the area, had promised it after being hit by a real wave of insults and after receiving personal threats: I will move on to the complaint criminal. So in recent days he took a flight to the island and went to the Dorgali police station to file a criminal complaint against unknown persons.

In Italy there are several ways to undertake an action of this kind, the most common of which (and often the most useless) is to show up unexpectedly at a police station and file a declaration which is drawn up on the spot. There is greater hope of triggering a proceeding that has a follow-up by going through a criminal lawyer who forwards the complaint via an electronic document to the competent prosecutor’s office. What Solari was able to follow in this case is a sort of third way, because it was the local police themselves who identified three potential criminal charges: theft, damage and, obviously, threats. We’ll see if this will have a sequel or not.

To briefly recap the story, we are talking about the bolting of eight pitches on a completely virgin crag not protected by environmental constraints, the Damia face, recently published on the Planet Mountain website. Author of the works Luca Solari who already two years earlier, on the occasion of his bolting a pitch at the S’atta Ruja crag, had experienced the double bolting first of the galvanized ones and then even of the resin ones that he had placed to restore the first harm. With a side of threats that he had also had the opportunity to record. This new and more important bolt has even been claimed by this same newspaper from a VPN mailbox by an elusive “Environmental Redemption Group”, most likely local climbers who cannot stand “foreigners” and who take the easier and more childish route to gain consensus, generic environmentalism. This is certainly not an unprecedented road and indeed has recently been exploited in the Arco area for the Oltrezengol issue.

The Dorgali affair, however and unfortunately, went beyond the confines of more or less violent diatribes between climbers, even sparking a debate in the town which took on particularly violent tones on social groups, discussions which we had the opportunity to follow, also understanding that we are not talking about a few individuals interested in the topic but about a slice of the community that has split into factions for and against climbers, but with a very strong imbalance in favor of the “against” side.

Here are some particularly significant excerpts from the ongoing debate:

“…What need do they have to open new routes if not to see their exploits published, in the face of those who would like to see these places still intact? On those walls the stainless steel of the pressure nails (spitfixes) will shine for centuries. Beyond to the environmental damage to the avifauna, there is also the non-negligible visual impact. I repeat: there are now thousands of climbing routes and there is no need to open new ones to satisfy the egos of some people go and eat pizza in Ulassai, we’ll gladly do without it… and stop whining about every hole, like the fucking children whose toy has been taken away. We who live here also have the sacrosanct right not to see our raped mountains….”

“In Ogliastra they have already taken serious measures. We hope that Dorgali will think about it as soon as possible. Otherwise, as can be seen from the comments, it will be the citizens themselves who will think about it. Moral… if you don’t want your streets destroyed, don’t equip them in a wild and without no title to do it… and if we want to be honest, climbers don’t bring all this benefit to the country…. therefore….”

“I don’t know exactly if and what rules and/or authorizations are needed. There are protected areas where authorizations are needed, in that case then it is right and proper to request them, but if they are not needed, Mr. Luca Solari is absolutely right. Recently the municipality of Baunei caught climbers red-handed while they were rigging and bolting a wall in an area subject to environmental protection and they were rightly reported!! So the important thing is that everyone respects the rules.”

“These people arrive and believe they can do what they want. You are violating territories protected by environmental restrictions and more. You should be reported!! If it’s solidarity you’re looking for, you certainly won’t find it.”

“…Mr. Solari presented himself to our community in a rather arrogant way. Dorgali is a hospitable town, where everyone is welcome, but perhaps he is thinking of taking “the Pope’s lands” (in reality, of the Dorgali people). With all due respect, go and decorate the walls at home, where you would probably be more appreciated…”

“Those arriving from outside must know that they are entering SARDINIA, a bit like entering a church, on tiptoe, observing, photographing, eating, sleeping, and then happily returning to their residence, possibly without sand, shells or pieces of stalactites or various concretions…”

“I am speechless and I am so sorry that these gestures are being made, furthermore disguised with a sort of environmentalism and hypocritical patriotism, when in fact they are just anti-sports people and probably just jealous of not having the spotlight on them. I hope that something will be done about it also because it affects the image of this beautiful place and of all of us, who ABSOLUTELY are not and do not think like these four losers.”

“…you made random tracks without asking permission, probably disturbing the delicate fauna and flora of the area, disfiguring the landscape and you also want to play the victim…

“…our Supramonte has been impoverished and devastated visually and materially by uncontrolled activities, carried out by those who think they have acquired rights on our territory for having eaten pizza at the restaurant or bought mortadella at the supermarket. Do you remember how in the past many rude tourists demanded impunity because they “brought money to the Sardagnoli”? Is the situation the same? and stainless steel rings, with hundreds and hundreds of climbing routes, with attached bivouacs and latrines…”

“Dorgali welcomes hundreds of thousands, perhaps a million, of tourists every year and it will certainly not be the failure of these people to purchase pizzas and mortadella that will impoverish the town. They can also travel with their campers and vans to other parts, our mountains and public hygiene will benefit…”

This is undoubtedly an interesting cross-section of society, which deserves some reflections and also a certain level of self-criticism that climbers, on some occasions, historically lack.

The first consideration to make is that Solari Luca, in addition to not having violated the law by bolting a crag where it was possible to do so, did not bury toxic waste or sell drugs in front of schools; however, it elicited reactions of a vehemence that actions of that kind usually deserve. He threw away around €1500 of his own pocket, without calculating the time and risks involved in the nailing work, part of which was literally stolen, because the plates can be recycled elsewhere. He did it on a wall that had never been of interest to others and where there were absolutely no bolting plans. Yet there have been very few interventions that stigmatize the action of the unnailers, many more are those who covertly appreciate their sort of role as masked vigilantes against the invasion of the foreigner.

The first consideration to make is that Solari Luca, in addition to not having violated the law by bolting a crag where it was possible to do so, did not bury toxic waste or sell drugs in front of schools; however, it elicited reactions of a vehemence that actions of that kind usually deserve. He threw away around €1500 of his own pocket, without calculating the time and risks involved in the nailing work, part of which was literally stolen, because the plates can be recycled elsewhere. He did it on a wall that had never been of interest to others and where there were absolutely no bolting plans. Yet there have been very few interventions that stigmatize the action of the unnailers, many more are those who covertly appreciate their sort of role as masked vigilantes against the invasion of the foreigner.

The second consideration is that for the umpteenth time, when it comes to attacking climbers and more specifically bolting work, more or less large birds are brought into play, without remembering that in the world there are plenty of frequented crags limited according to the nesting periods and that these prohibitions are generally scrupulously respected by climbers. It is the usual logic of the strong with the weak and the weak with the strong which regularly recurs when, in the same locality, a few bolts and evident building abuses coexist, generalized neglect of the territory and more or less pronounced bows towards the powerful people of the place against which is evidently more difficult to take, as in the paradigmatic case of the Apuan quarries.

The third consideration is undoubtedly a sense of shared contempt that emerges from the majority of these voices towards those who should go to Dorgali, spend money in the ways and quantities deemed correct by the locals, and then go home as their presence is tolerated as long as in time. And among these, even more so, climbers, who in the eyes of locals are not counted among the big spenders; which leads straight to the fourth consideration.

A constant refrain of the interventions concerns the limited economic impact that the presence of climbers seems to generate and this is an element of great interest that goes beyond the Dorgali case. This is one of the rare cases in which the climbing community can experience first-hand the sensations that our presence generates on a community that lives on site. The words “they even bring toilet paper from home” are a cinematic representation that effectively summarizes the way a certain (considerable?) portion of climbers experience a vertical holiday. The habit of having little more than petrol in the places where we go climbing is not too far from the truth, regardless of whether they are Italians or foreigners, with an ever-increasing tendency to travel around in vans without toilets. And with the exponential increase in practitioners in recent years the situation has certainly worsened and is getting worse. It’s a habit that this newspaper has always stigmatised, inviting climbers to leave money in the places we frequent, not because the locals are poor people to give alms to, but because it is a basic concept of coexistence based on mutual convenience. It’s not a difficult concept, yet it struggles to penetrate the vertical community.

A further consideration that also emerges from these conversations of non-experts must be made regarding the habit of “spitemo su tuto” which sometimes affects some groups of nailers: it is true that, where it is not expressly prohibited, it is formally permitted to plant fix lines and open new routes; but sometimes the question “is there a need?” it should be done. Often and throughout Italy, individual routes or entire walls are bolted which then receive only sporadic visits for different reasons, the main one being that they are ugly or in any case not very significant or little publicized. The Dorgali and Cala Gonone area is among these and it makes you smile a little that part of these less successful walls were bolted by local climbers, perhaps the same ones who unleashed themselves against Solari.

Again: from now on, having read these comments and given the same kilometres, beauty and excitement, what should you choose for a Sardinian vertical holiday? The areas of Ulassai and Santa Maria Navarrese seem to be much more climber-friendly, probably because they are less attractive for the richer and more traditional tourism that aims for the best beaches and lounge bar evenings. Not even staying at a crag where you know that local climbers can’t stand “continentals” can be considered the best of life and can lead to other choices, especially considering the superior quality of other vertical areas of the island.

Conclusions

This matter will probably end here, unless the judiciary decides to give a criminal sequel to what has already happened. Luca Solari will never plant a single fix on the island again. The now ten-year tendency to no longer consider Cala Gonone as the nerve center of Sardinian climbing will strengthen, to the little-understandable joy of local climbers. The less frequented walls will become like the abandoned piers and the many skeletons of the unfinished houses in the area and the vegetation will slowly take them over.

Life is long and we have witnessed, in the space of a few years, dramatic changes in people’s habits, especially during the Covid period. Today the climb is strong, tomorrow who knows, but at least it’s like all-season tyres; today the sea is rolling, tomorrow it is not certain, but we only go there in the summer. Economies that are based on seasonal activities are a bit reminiscent of the exclusive spin-off companies of a large parent company which, as long as everything goes well, spreads prosperity, but when things go badly there is pain. Summer is only three months, there is no skiing in Dorgali and showing a little less hatred in general would not only be nicer, but also cautious…

Scalata nei grottoni di Cala Luna, foto AGD. Foto di apertura articolo: AGD a Cala Luna in novembre.

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