Ondra 15 anni fa, ai tempi di Goldrake
Riscopriamo una nostra intervista del 2010 al campione ceco, inedita sul web, specchio dei tempi che cambiano e di una motivazione che è rimasta uguale. Se piacerà pubblicheremo altro materiale “oldie but goodie” come questo. Intervista di AGD, foto di Leonardo Canu
E’ incredibile pensare come il nord del nostro paese possa essere
la prima zona frequentabile in pieno inverno per uno che
abita a Brno, Repubblica Ceca e che si sposta forzatamente in furgone,
perchè altrimenti padre, madre, sorella maggiore e fidanzato
della sorella non potrebbero seguirlo (o portarlo) a scalare. Eppure è
cosÏ: Adam Ondra e il suo vertical crew arrivano sempre più spesso
nel nord del nostro paese dove (quasi) nessuno si sarebbe potuto
immaginare che tante possibili linee oppure progetti di tanto tempo
fa fossero davvero scalabili da un campione che è almeno 10 anni
avanti il suo tempo.
Quasi non stupisce più, Adam, se ci si ferma ai soli numeri, insomma
ai gradi e al tempo che ci mette a venirne a capo. Stupisce e stupirà
sempre nel momento in cui si prova a mettere mano alle vie che realizza
a vista o in un paio di giorni. Provate a toccare la roccia, provate
a salire, confrontate le vostre possibilità, qualsiasi sia il vostro livello,
con quello che è riuscito a fare lui.
Per chi arrampica con mentalità aggressiva, ambiziosa e non dopolavoristica
o no big… il confronto può essere disarmante, devastante:
verificare il divario tra voi e un ragazzino dalle spalle larghe metà
delle vostre potrebbe far venire voglia di smettere e dedicarsi ad altri
cimenti.
A qualcuno che non l’ha presa bene è successo, anche all’estero.
Ma in Italia c’è invece chi l’ha presa per il verso giusto, giustissimo e
con la mentalità aperta di chi ci tiene non solo a migliorare il proprio
livello ma anche a far crescere il movimento e ad avere in casa, sulle
proprie rocce, dei riferimenti importanti per le nuove generazioni se
non per se’ stessi.
Sono stati bravi i lecchesi e poi i sardi ad accogliere Adam e a mettergli
a disposizione i loro progetti nei grottoni di Domusnovas, dove
Marina superstar passerà alla storia come il primo 9a+ italiano; sono
stati altrettanto bravi i bresciani e i bergamaschi (a dare il la è stato il
visionario Emanuele Maffeis, creatore del sito 9b, poi l’hanno seguito
tutti gli altri) a condurre Adam di falesia in falesia, talvolta chiodandogli
le vie apposta e talvolta mostrandogli i progetti nuovi e vecchi come
quelli di Bruno Tassi Camos, che a differenza di altri aveva chiodato
il più delle volte senza scavare nulla. E cosÏ è arrivato anche Goldrake,
il secondo 9a+ del nostro paese. Se il Camos l’ha visto dall’altro
mondo avrà certamente brontolato che lui lo sapeva che si poteva
passare. Insomma, oltre ad Adam (vedeste come s’incazza nei giorni
in cui non gli riesce di chiudere una via) i vincitori sono i climbers
italiani, che dopo essersi resi conto del gap che ci separa non solo da
Ondra… hanno saputo girare la faccenda in positivo e contribuire in
modo che solo il tempo ci restituirà quanto è stato importante per lo
sviluppo dell’arrampicata naturale (non scavata) e non solo estrema
nel nostro paese.
Golpe de estado è stata la tua più dura realizzazione finora? Non
solo per il grado ma anche per il numero inusuale di tentativi…
Yeah, è senza dubbio la più dura che ho fatto finora, non avevo mai
passato così tanto tempo su una via fino ad adesso. Era sempre
un punto interrogativo; già dal secondo/terzo giorno sapevo bene
che ero vicino a farla, che doveva solo accendersi qualcosa. Il crux
è molto aleatorio, insicuro e devi fare tutto con grande precisione,
altrimenti cadi. E io ho cominciato a cadere, il vento mi tormentava
e lavorava contro il mio desiderio di riuscita; poi mi sono fatto male,
sono tornato a Brno per guarire, poi ho avuto l’influenza e la convalescenza
l’ho fatta in Spagna. Quando mi sono finalmente sentito
di nuovo abbastanza forte per provarci… ha cominciato a nevicare.
Poi si è riscaldato un po’, ma sempre su valori freddi e inusuali per
Marzo in Spagna. Insomma mi erano restati pochissimi giorni per
farla fuori. Ma io mi ripetevo che c’era ancora tempo, tanto tempo
per riuscire a farla, che non sarei andato a casa a mani vuote. Ma
in realtà ce l’ho fatta solo al penultimo giorno di permanenza. Il processo
nella sua globalità è stato molto frustrante, soprattutto le volte
che sono caduto veramente a uno sputo dalla catena.
Di che infortunio si è trattato?
Il tendine dell’indice, ma il dolore er solo nell’avambraccio. Mi sono
preso nove giorni di riposo e poi ho ricominciato ad arrampicare con
l’ausilio del nastro in scarico del tendine. Poi, dopo una settimana,
è saltato fuori un altro dolore quando usavo due o tre dita a mano
aperta, ma è andato a posto anche senza mettere il nastro… Uff!
Com’è quel passo durissimo che Sharma e Andrada hanno lavorato
così tanto e che si vede nel video Progression?
E’ il chiave della via. Il movimento più duro è un enorme allungo da
un verticale a uno svaso, io ho le braccia lunghe esattamente quanto
richiesto dai due appigli; non riesco proprio ad immaginare come
possa essere arrampicabile se sei più basso.
Si è parlato di una presa rotta sulla via: prima o dopo la salita di
Sharma?
Il crux è lo stesso che ha fatto Chris, ma effettivamemte una presa
si è rotta nella parte alta, nella parte in comune con “Estado critico”,
ma il crux è esattamente lo stesso che ha fatto Chris. Era una buona
tacca da cui prendevi un verticale e da lì andavi a un buco buono.
Dopo che è saltata bisogna arrivare al verticale da molto più sotto
e non riesci mai a metterti nella giusta posizione per fare il lancio.
Estado Critico è diventato certamente da 8c+ a 9a. Non riesco a dirti
se anche Golpe de Estado, in questo modo, sia significativamente
più dura, ma questo movimento mi ha preoccupato molto durante i
tentativi. Poi, quando ho concatenato il tiro, l’ho sentito più facile che
non durante i tentativi. Io direi che la via era 9b prima (come proposto
da Chris), ma forse un po’ soft, mentre adesso è 9b al 100%.
Confrontandola con Marina e Open air?
E’ molto più dura di “Open air” (il 9a+ di Huber ndr) e un po’ più
dura di Marina Superstar (il primo 9a+ italiano, liberato da Adam
a Domusnovas ndr). Però è difficile fare un paragone: ho liberato
entrambe, Open e Marina, piuttosto velocemente, mentre su Golpe
ho preso un bel bastone. Forse se fossi stato più fortunato e mi
fosse venuta il giorno del mio compleanno (corrispondente al quarto
giorno di tentativi) forse adesso parlerei in modo diverso, è sempre
tutto molto soggettivo…
C’è un progetto durissimo in Repubblica Ceca che stai provando da
tanto tempo: puoi compararlo con queste ed immaginare un grado?
Attualmente ci sono due progetti molto duri, che al contempo sono
anche bellissime linee. Anche se sono abbastanza lunghe (20-25
metri) sono veramente boulderose con due partenze di gran potenza
(8c+ in una, 8b+ nell’altra). Sui crux non riesco a fare i movimenti,
ma so che ci sono le prese e un giorno, prima o poi, sarà possibile
passarci. Il grado? Non lo so ma almeno duro quanto Golpe, di sicuro.
Per la prossima stagione agonistica hai deciso qualcosa?
Farò cinque o sette tappe della Coppa di Boulder, quanto basta per
stare nel ranking, e tutta la Coppa lead; ma soprattutto vie su roccia
e anche qualche multipitch.
L’arrampicata alle Olimpiadi: ti immagini come prima medaglia
d’oro dell’arrampicata?
Io mi auguro che l’arrampicata diventi olimpica, perchè lo merita;
Per quanto mi riguarda penso che scalare alle Olimpiadi sarebbe
solo divertente…
Il tuo rapporto con Cornalba sembra sempre più speciale: cos’è?
La roccia, il posto, la gente, i progetti aperti?
Prima di tutto Cornalba è una delle pareti più esteticamente attraenti
che abbia mai visto. E’ incastonata in un posto amabile e la parete
è incredibile. Alcune delle su zone inscalate aspettano solo di
essere provate… Certo è probabile che alla fine non ci siano tutte
queste linee ancora arrampicabili su prese naturali, ma quelle che ci
sono e ci saranno… saranno semplicemente incredibili e dure. E la
gente simpatica tutto intorno è un bonus in più offerto dal luogo.
Ci sono linee di cui ti piacerebbe essere anche il chiodatore?
C’è effettivamente qualche linea che ho in testa, lì a Cornalba,
che mi piacerebbe chiodare, ma il problema di mettere io gli spit
è sempre quello del poco tempo che ho a disposizione per scalare
in un posto, mentre chiodare richiede un sacco di tempo. Per
adesso ci sono quattro progetti ovvi da liberare, tutti quanti linee
perfette.
Sei stato sorpreso dall’accoglienza degli italiani? E’ sempre
così quando ti sposti in giro per il mondo?
Mi sono abituato, in un certo senso, all’ospitalità italiana, ma continua
sempre a sorprendermi, comunque, perchè non l’ho mai vista
de nessun altra parte.
Qualche parola sulla tua ultima realizzazione qui, Goldrake 9a+
Un incredibile combattimento che mi ha chiesto cinque giri. Peccato
per le due prese scavate iniziali, non so dire se senza si
sarebbe passati. Non sono sicuro del grado ed ero indeciso tra
9a e 9a+, ma e una via molto del mio stile e malgrado questo
ho impiantato un combattimento terribile per non cadere, quindi
meglio 9a+.
Tutti me lo chiedono: come fa Adam con la scuola?
Mi arrangio, ma devi considerare che non faccio nient’altro che
arrampicare e studiare. I miei insegnanti non mi fanno problemi
se devo andare in giro, ho buoni voti e per questo non si preoccupano.
Il difficile è imparare cosa mi sono perso ogni volta: i giorni
seguenti i trip più lunghi sono movimentati, un sacco di cose da
imparare per le verifiche che ho perso, ma dopo un paio di gironi
tutto torna normale. Si può fare per una o due settimane di climbing
perfetto, no?
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