Riproponiamo volentieri la lunga intervista che avevamo realizzato con Percy Bishton per la versione cartacea di Pareti… prima del Covid.. Bishton è il capo tracciatore del boulder a Tokyo. E’ assolutamente attuale
Raccontaci un po’ della tua storia: vieni da Sheffield e sei sempre tentato dal mettere un poì del gritston
style nelle tue tracciature delle gare internazionali…
Ho vissuto e lavorato a Sheffield negli ultimi 25 anni – mia moglie è di Sheffield. Ci siamo conosciuti all’università e quando ci siamo laureati siamo tornati nella sua città natale. Come arrampicatore (da quando avevo 13 anni) Sheffield sembrava un buon posto per fare base! Ho trascorso il mio primo anno a Sheffield da disoccupato,
quindi scalavo tutti i giorni su roccia, sul famoso gritstone. Poi ho trovato un lavoro come istruttore di arrampicata in una palestra locale, e mi scocciava il fatto che non cambiassero mai le vie in palestra, così ho chiesto se potevo tracciare alcune vie nel mio tempo libero. Ai clienti le mie vie sono piaciute così tanto che il proprietario della palestra ha detto che mi avrebbe pagato per farne altre. Nel giro di pochi mesi era diventato un lavoro a tutti gli effetti. Credo di essere stato uno dei primi tracciatori di percorsi professionali al mondo – cioè qualcuno il cui lavoro a tempo pieno era solo quello di tracciare vie. Per quanto riguarda il grit, è vero che amo l’arrampicata su roccia, e questo ha sicuramente influenzato il mio stile di impostazione. Il gritstone è un tipo di roccia difficile per gli
arrampicatori, e mette alla prova tutte le tue capacità molto più a fondo di molti altri tipi di roccia. La combinazione unica di equilibrio, feeling, forza, slancio, flessibilità ginnica e fiducia che si impara sulla gritstone mi ha reso molto più creativo come tracciatore.
Tracciare per un’Olimpiade è il più importante compito mai assegnato a un team di tracciatori, perchè dovrete mostrare il mondo della scalata al… mondo intero. Ti senti nervoso?
Amo il mio sport, e l’opportunità di mostrarlo al mondo ai Giochi Olimpici è un’occasione straordinaria che sono stato fortunato ad ottenere. Sento un certo peso di responsabilità nel fare il miglior lavoro possibile in questo senso, ma ho un’incredibile squadra di tracciatori che lavora con me per garantire che possiamo farcela.
La tracciatura è un lavoro di squadra. Com’è la tua e che strategie adotterete per essere sicuri dei problemi proposti? Ho un fantastico team di tracciatori con cui lavorare. Tutti portano competenze e talenti diversi nel team, ed è per questo che sono lì. Manu Hassler ha il talento di trovare nuovi movimenti e di spingere gli atleti al limite delle loro capacità. Katja Vidmar è una che si trova a suo agio a qualsiasi livello, per uomini o donne, e ha l’occhio creativo per impostare problemi estetici, scenici, sia da scalare che da veder scalare. Romain Cabessut è una potenza totale, e ha la capacità di impostare e testare problemi che sono possibili solo per pochi atleti eletti. Il mio ruolo all’interno della squadra è quello di gestire questi mostri, e di cercare di mantenere il loro lavoro all’interno di quello che gli atleti possono riuscire a fare! E forse di aggiungerci un po’ delle stranezze del mio gritstone come marchio di fabbrica..
Tracciare il Boulder è più “rischioso” della lead, la linea tra successo e fallimento è molto sottile; hai dei trucchi?
Sono anni che cerco di spiegare il mio lavoro alle persone, ed è molto difficile. Un tracciatore di gara prova a creare un percorso che può essere completato interamente da un solo atleta. Per esempio, si cerca di confrontare il nostro lavoro con quello dei tracciatori di percorsi di sci alpino. La somiglianza però non funziona – immaginate di provare a progettare un percorso di sci alpino dove solo una persona (il migliore sciatore) potrebbe arrivare alla fine senza cadere? Sembra una follia, ma questo è il lavoro invece di uno che traccia per le gare di scalata, ed è un lavoro unico nel mondo dello sport. Credo che sia una delle cose che rendono il nostro sport così speciale. Per quanto riguarda il fatto che io abbia qualche trucco speciale, la risposta è no. Facciamo un’ipotesi calcolata su ciò che pensiamo possa essere possibile salire in una competizione, poi tiriamo i dadi, ci sediamo e guardiamo. È una cosa incredibilmente stressante da fare!
Forma fisica, umidità, caldo e freddo; come gestisci queste variabili che possono influire sul risultato finale?
E’ solo calcolo delle probabilità! Non c’è una formula che possiamo usare per aiutarci – possiamo solo fidarci della profondità delle conoscenze che abbiamo raccolto in tanti anni a proposito delle gare all’interno del team. Non possiamo mai essere totalmente sicuri di aver fatto il lavoro correttamente fino all’inizio della competizione – il momento della verità. La forma degli atleti, le condizioni meteorologiche, ecc. sono tutti fattori cruciali per decidere il risultato di una competizione, e noi cerchiamo di avere una buona conoscenza di questo prima di iniziare a impostare, ma abbiamo sempre bisogno anche di un po’ di fortuna!
Qual è il giusto equilibrio tra i problemi stile parkour e l'”old school climbing”? L’old-school sta tornando di moda…
L’influenza dello stile del parkour è stata molto diffusa negli ultimi anni, e per capire perché questo è successo, dobbiamo capire cosa stanno cercando di fare i tracciatori. I tracciatori vogliono prima di tutto che i climbers cadano. Poi vogliamo che risolvano il problema che gli abbiamo proposto. Insomma vogliamo sì che salgano sul nostro blocco, ma abbiamo bisogno che ci impieghino del tempo e una serie di tentativi per farlo, in modo da avere degli elementi oggettivi per separarli in classifica. Nella finale olimpica avremo solo 3 boulder per farlo, quindi abbiamo meno possibilità a disposizione per dividere gli atleti. I boulder in stile parkour sono diventati popolari (soprattutto tra i tracciatori di vie) perché i concorrenti devono “imparare” il movimento necessario per il successo, e questo significa che ci vorranno molti tentativi, ma spesso alla fine avranno successo. Questo stile di tracciare i blocchi ha anche un aspetto spettacolare, quindi è un buon ‘spettacolo’ per gli spettatori. I massi in stile parkour sono molto efficaci per fare classifica, ma credo che i tracciatori debbano stare attenti a non fare troppo affidamento su di loro. Inoltre, gli atleti sono ora così bravi e ben allenati in questo stile, che forse non è più uno strumento così efficace per i tracciatori! Oggigiorno i garisti moderni non sembrano più essere così ben allenati negli stili più tradizionali, quindi forse dobbiamo vedere il ritorno delle arcuate?!?! Di sicuro, una competizione che abbia in sè uno stile soltanto risulta noiosa da guardare.
In che modo e quanto la formula della combinata olimpica influenza il livello e il tipo di problemi di una finale di quel livello?
La formula combinata, così come sarà alle Olimpiadi del 2020, crea alcune sfide extra per i tracciatori, in particolare per il bouldering. Nessuno degli atleti di questa competizione potrà essere considerato un vero all-rounder, dato che hanno avuto solo pochi anni per allenarsi per questo formato di gara combinata. Ci sono alcuni atleti che erano già molto esperti nel boulder e nella lead che hanno fatto buoni progressi nell’apprendimento dei meccanismi della gara di velocità, ma non sono ancora al livello degli specialisti della velocità pura. Allo stesso modo, gli specialisti della velocità hanno avuto solo pochi anni per arrivare ad un livello paragonabile a quello dei migliori boulderisti e scalatori del mondo. Ma mentre l’evento di velocità si svolge su una via standard, dove non c’è il rischio che un arrampicatore non completi la via. negli altri stili è diverso Sulla velocità i boulderisti e i leaders forse non saranno i più veloci, ma se non faranno una falsa partenza o scivoleranno la via è abbastanza facile per tutti da scalare e stare in gara. Non è la stessa cosa nel boulder o nella lead, dove il pericolo è che se i percorsi non sono progettati con molta attenzione, potremmo avere una situazione in cui i velocisti non si alzano neanche da terra! E’ una cosa di cui i tracciatori sono consapevoli, e il nostro obiettivo è quello di creare salite che affrontino questa disparità.
Vi siete immaginati qualche problema con largo anticipo? Quanto tempo avrete per lavorare sui muri prima che cominci la competizione?
No, per me la tracciatura è un processo spontaneo e creativo, quindi non tendo mai a programmare qualcosa a riguardo. Avremo cinque giorni per tracciare, prima della gara e ce la giocheremo.
Siete soliti cambiare piano di battaglia a seconda di quello che emerge dalle fasi di qualificazione e dalle semifinali oppure andate dritti per la vostra strada con i problemi originari?
Facciamo sempre un piano per gli aggiustamenti dei problemi nelle fasi finali di una gara – cioè impostiamo e testiamo delle opzioni per rendere i problemi più difficili o più facili, in modo da poter sempre regolare il livello di difficoltà, se necessario, in base a quello che vediamo nei turni precedenti. Di solito cerco di fare pochi o
nessun aggiustamento e mi fido del mio istinto. È molto facile farsi prendere dal panico e prendere una decisione affrettata nel caldo della competizione, ma trovo che sia utile ricordare le sensazioni e l’esperienza del processo di impostazione del percorso e di prova, e prendere una visione più ponderata prima di apportare qualsiasi
modifica.
Quale sarà la parte più difficile del lavoro?
Penso che un evento di queste dimensioni, con così tante parti coinvolte, rappresenterà una sfida logistica unica per gli organizzatori e per tutti i tecnici coinvolti. Mi auguro che i tracciatori avranno lo spazio e il tempo necessari per creare percorsi degni di un evento di queste dimensioni e importanza. L’impostazione delle vie “fa” la competizione, e il lavoro dei tracciatori nell’arrampicata è molto più importante che in altri sport. Anche tutti gli altri impegni per gli
organizzatori e i tecnici sono importanti per il buon svolgimento dell’evento, ma senza una buona impostazione dei tracciatori la competizione non funziona. Spero che l’aumento delle dimensioni e dell’importanza dei giochi olimpici, con l’aumento dell’interesse da parte dei media, non abbia la precedenza sulle esigenze dei tecnici (tracciatori e giudici) che fanno sì che la competizione sia ok.
Tracciatura femminile: comanderà Katja Vidmar?
Katja è stata la prima donna ad ottenere un lavoro come routesetter per l’IFSC. Attualmente ci sono 3 donne che sono routeetters e altre due che fanno parte del programma diversity (ndr: aspiranti tracciatrici invitate a lavorare col team ufficiale per acquisire esperienza). Stiamo lavorando molto duramente per creare una certa
uguaglianza di genere all’interno del pool di tracciatori IFSC, ma è piuttosto impegnativo. Ci sono molti criteri per diventare un tracciatore internazionale IFSC, e richiedono individui con una serie di capacità uniche. Ci sono molte donne che si dedicano efficacemente al settaggio commerciale nelle sale, e l’IFSC sta lavorando duramente per migliorare le opportunità disponibili per queste persone di acquisire un’esperienza lavorativa essenziale attraverso il
loro nuovo programma per la diversità dei setter. Katja è una setter molto creativa ed esperta per le competizioni internazionali, e sarà un piacere lavorare di nuovo con lei a Tokyo.