Chi è stato a Buttermilk sa bene che la prima impressione che si ha arrivando è quella di cercare le linee di spit attraverso queste enormi uova di granito disperse sull’altopiano desertico. Vogliamo dire che ovunque altrove si tratterebbe di una “falesia” dispersa su tanti blocchi alti dai 10 ai 20 metri senza particolari fessurazioni; inadatta anche al trad, quindi, per la sua gran parte.
Invece no. Gli americani hanno preservato questo incredibile giardino di tacche granitiche allo stato primitivo; se c’è qualche spit è solo in cima alle pareti, per provare con la corda dall’alto prima di gettarsi su queste highballs che hanno visto in Alex Honnold, Nina Williams, Jason Kehl, Kevin Jorgeson alcuni dei principali protagonisti negli ultimi vent’anni. Se già le ripetizioni degli highballs esistenti sono decisamente rare, ancora di più lo sono le prime salite, soprattutto dei problemi il cui crux non si trova nella prima parte.
E’ il caso di questa linea di V14 (8b+) che si chiama “Little life” liberata da Keenan Takahashi, il cui viaggio pericoloso non termina nemmeno sul bordo, dove un paio di svasi chiedono ancora di essere controllati bene prima del ribaltamento. Non è certo il blocco più alto di Buttermilk, ma certamente uno dei più pericolosi finora liberati. Un bel video illustra non solo la salita, ma anche la visione storica che sta dietro tutto quanto accade sugli highballs nel deserto sopra Bishop, California.