Oltrezengol si o no?

Le associazioni ambientaliste si coalizzano contro all’arrampicata

Pareti che riaprono e pareti che rischiano di chiudere, questo è il panorama della fine del 2024 nel nostro paese. Le riaperture sono rare e quando accadono fanno veramente rumore; la più gradita di quest’anno sicuramente è stata quella del Solco D’Equi, la grande parete multipitch valorizzata da Roberto Vigiani situata nella valle a ridosso del paese di Equi Terme, servita da una carrozzabile sterrata che porta alle cave del Pizzo d’Uccello. Siamo in Toscana e sin dai tempi della chiusura, che risale a circa vent’anni fa, tutti si erano resi conto di quanto fosse una questione politica, considerato il viavai di camion e gli scoppi della cava non troppo lontana. D’altronde cos’altro può disturbare maggiormente la fauna? Finalmente il Comune di Fivizzano ha deciso per la riapertura anche se stagionale e breve, cioè limitata ai mesi che vanno da settembre a dicembre compresi, per lasciare tranquilla l’aquila reale che sembra di nidifichi in zona. Il tutto si trova su il nuovo sito Climbingtuscany.it.


Le chiusure però invece sono sempre in agguato e ci sono pareti a rischio proprio in quella che è la capitale della arrampicata del nord Italia, cioè Arco di Trento, dove a volte i chiodatori si lasciano un po’ prendere la mano.

I Climbers Friulani una volta avevano intitolato una via “Spitemo su tuto”, significativa del volere a tutti i costi, da parte di qualcuno, chiodare ogni metro di roccia libera. Ad Arco, dove c’è ancora tanta roccia vergine disponibile e un sacco di trapani pronti, a volte le aperture accadono in zone che dovrebbero ricevere un maggiore rispetto per non andare a pestare i piedi ai locali che ci abitano e non solo.
A volte ci sono progetti già pronti per destinazioni d’uso differenti, come il famoso campo da golf a 18 buche tra Nago e Torbole, altre volte sono le possibilità di parcheggio che sconsiglierebbero lo sviluppo di una certa parete, fino ad arrivare alla più classica delle frizioni tra climbers e resto del mondo, quella con gli ambientalisti specializzati in avifauna. E’ notorio che gli ambientalisti, a torto o a ragione, temano il rapporto tra animali che nidificano in alto e arrampicatori che ci vanno a mettere le catene di sosta.
Insomma la zona “calda” delle ultime discussioni ad Arco riguarda le pareti a monte di Nago, la desideratissima parete di Oltrezengol, recentemente oggetto di un esposto congiunto di WWF Trentino, Sos Altissimo di Nago -Torbole e Lipu.
Sul tema è recentissima l’uscita di un paio di articoli sui quotidiani locali che risollevano il problema, ma (colpa del giornalista o di chi non gli ha spiegato bene la questione) restano abbastanza sul vago a riguardo del cosa (e del a favore di cosa) si dovrebbe proteggere e vietare la parete in questione.
Dando forse un po’ troppo per scontata la questione uccelli, gli articoli allargano il tema alle incisioni rupestri e ai resti bellici della guerra 15 -18, che non è ben chiaro quali siano e in qual modo potrebbero essere danneggiati dai climbers. Un’approfondita ricerca sul web non approda a niente del genere nella zona in oggetto e probabilmente la richiesta alle autorità, contenuta nell’esposto, di migliorare la sentieristica, lascia sottinteso che attualmente nessuno si rechi sul posto per vedere i resti e/o incisioni.
Qual è allora la differenza tra il turismo “responsabile” dei quattro gatti che sceglierebbero proprio quel sentiero per apprezzare incisioni e trincee e il turismo “irresponsabile” dei climbers? Appunto i numeri.
Non è nuova e non è locale la propensione all’intransigenza delle associazioni ambientaliste, che hanno portato a importanti fallimenti in altre aree dove climbing e avifauna sembravano incompatibili, come a Frasassi, al Furlo o al summenzionato Solco d’Equi. A volte allearsi per evitare un poco lucido campo da golf a 18 buche in un’area montagnosa e arida aiuterebbe a evitare un male ben peggiore rispetto a una riga di fix e una manciata di climbers che li frequenterebbero in estate (la parete è a nord pieno).

Le aree che diventerebbero un campo da golf tra Nago Classica e Oltrezengol

English
Walls that reopen and walls that risk closing, this is the panorama of the end of 2024 in our country. Reopenings are rare and when they happen they really make noise; the most welcome one this year was certainly that of Solco D’Equi, the large multi-pitch wall located in the valley near the town of Equi Terme, served by a dirt road that leads to the Pizzo d’Uccello quarries. We are in Tuscany and since the closure, which dates back to about twenty years ago, everyone had realized how much it was a political issue, considering the back and forth of trucks and the explosions of the quarry not too far away. After all, what else can disturb the fauna more? Finally the Municipality of Fivizzano has decided to reopen even if seasonal and short, that is, limited to the months from September to December inclusive, to respect the golden eagle that seems to nest in the area. Everything can be found on the new website Climbingtuscany.it.
However, closures are always lurking and there are walls at risk right in what is the climbing capital of northern Italy, that is Arco di Trento, where sometimes the bolters get a little carried away.

The Friulian Climbers once named a route “Spitemo su tuto”, which means that someone wants to bolt every meter of free rock at all costs. In Arco, where there is still a lot of virgin rock available and a lot of drills ready, sometimes the openings happen in areas that should receive more respect so as not to step on the toes of the locals who live there and not only.
Sometimes there are projects ready for different uses, such as the famous 18-hole golf course between Nago and Torbole, other times it is the parking possibilities that would advise against the development of a certain wall, up to the most classic of frictions between climbers and the rest of the world, that with environmentalists specialized in avifauna. It is well known that environmentalists, rightly or wrongly, fear the relationship between animals that nest high up and climbers who go there to put up belay anchors.
In short, the “hot” area of ​​the latest discussions in Arco concerns the walls at Monte di Nago, the much-desired Oltrezengol wall, recently the subject of a joint complaint by WWF Trentino, Sos Altissimo di Nago -Torbole and Lipu.
A couple of articles on the subject have recently been published in local newspapers that raise the issue, but (whether it is the fault of the journalist or of those who did not explain the issue to him or her well) they remain rather vague about what (and in favor of what) should be protected and the wall in question banned.
Perhaps taking the bird issue a little too much for granted, the articles broaden the topic to rock carvings and war relics from the 15-18 war, which are not clear what they are and how they could be damaged by climbers. An in-depth search on the web does not lead to anything of the sort in the area in question and probably the request to the authorities, contained in the complaint, to improve the trail network, leaves it implied that currently no one goes there to see the relics and/or carvings.
What is the difference then between the “responsible” tourism of the few cats who would choose that very path to appreciate engravings and trenches and the “irresponsible” tourism of climbers? The numbers, precisely.
The propensity for intransigence of environmental associations is not new and is not local, which has led to major failures in other areas where climbing and birdlife seemed incompatible, such as Frasassi, Furlo or the aforementioned Solco d’Equi. Sometimes teaming up to avoid a crazy 18-hole golf course in a mountainous and arid area would help avoid an evil much worse than a line of bolts and a handful of climbers who would frequent them in the summer (the wall faces full north).