Quando il climbing era più giovane e aprire una sala d’arrampicata era un salto al buio in una piscina piena di speranza, i conflitti cittadini – provinciali tra aspiranti gestori erano all’ordine del giorno.
Adesso, in pieno boom verticale e in un momento in cui l’unico vero nemico delle sale sono le bollette energetiche, certe storie lasciano un po’ interdetti, ma è la realtà dei fatti, darling. A Cantalupa (Pinerolo, Piemonte) è successo quel che è successo e diamo spazio a un nostro lettore/climber che stava provando a far rinascere una realtà che, come si evince facilmente dalla foto, non era proprio da sottovalutare in termini di dimensioni e di qualità. Chi scrive è Massimo Lanaro, che ci mette faccia e opinioni.
“Sono residente in un piccolo comune nella provincia di Torino (Cantalupa), con la fortuna di avere un sindaco lungimirante che è riuscito a far costruire nel 2010 uno stupendo Palazzetto dello sport, con annessa pista di atletica, e con all’interno una spettacolare parete di arrampicata lead.
La parete di arrampicata è stata gestita fino al circa 2019 poi, per diverse vicissitudini tra cui la sovrapposizione e convivenza con altri sport , non è più stata data in concessione.
Sulla fine del 2022 mi sono interessato alla riapertura della parete colloquiando con il Sindaco ed arrivando ad un accordo per la concessione. Mi veniva garantito che tutto il materiale fissato a parete (rinvii fissi, prese e soste) e quanto riposto nel magazzino erano di proprietà del Comune e che tutto ciò che era di proprietà della precedente gestione era stato portato via dai diretti interessati.
Il giorno 28 gennaio, firmato l’accordo per la concessione, nasceva così la Canta Wall asd al fine di poter gestire la parete d’arrampicata. Parte la diffusione mediante i social della notizia della riapertura riscontrando una forte approvazione visto anche che pareti simili in zona scarseggiano.
Il giorno 30 gennaio mi reco nell’impianto per eseguire il minimo dei lavori in modo da poter inaugurare l’apertura del 2 febbraio e mio malgrado mi ritrovo la parete depredata di tutte le prese nella parte bassa del muro (fino a circa 3 metri) e del magazzino svuotato di circa 6 set completi di prese, inoltre erano state asportate delle soste e dei rinvii fissi. La parete era stata resa, almeno momentaneamente, inservibile. Non c’è stato scasso, quindi chi ha fatto ciò doveva avere non solo le chiavi di accesso del palazzetto ma anche quelle del magazzino dove erano riposte le prese. Qualcuno evidentemente ancora in possesso delle chiavi, che poteva entrare ed uscire a suo piacimento, non solo asportando via le prese ma anche potendo creare dei seri problemi alla sicurezza della parete stessa.
L’intento era quello di impedire la riapertura?
L’amarezza è stata grossa e la delusione profonda per un gesto veramente meschino.
Abbiamo ricevuto la solidarietà da parte di alcune palestre di zona che ci avrebbero prestato le prese per consentirci di aprire comunque, ma non potendo garantire che non venissero asportate anche queste non ho accettato. Questo è un segnale forte che da una parte c’è un movimento sano e positivo e dall’altra un movimento malato legato all’invidia a pari livello di chi rompe o tappa le prese.
Ora le prese mancano e non si sa se il Comune troverà i fondi per ricomprarle, il nostro intento è quello di riaprire a settembre e dare un segnale che la passione non si può fermare con dei gesti vigliacchi.
Ho voluto rendere noto questo fatto per far capire che nel 2023 certi modi di ragionare malati sono ancora in uso.Sono a disposizione di fornire la documentazione fotografica di quanto da me dichiarato e a disposizione per fornire ulteriori dettagli del fattaccio. Ben venga un contraddittorio pubblico alla luce del sole.” MASSIMO LANARO