L’OBOLO BUTTATO DELL’OPOL

Dove finiscono i soldi che paghiamo per scalare?

Dispiace dirlo, dispiace scriverlo, ma l’evidenza costringe. Dopo una relativamente breve preparazione, una parziale riasfaltatura dell’unica strada che percorre la valle, dopo la posa di alcune piazzole in cemento dove comunque già si parcheggiava, dopo la posa in opera di un paio di postazioni WC e in seguito all’installazione di un unico parchimetro posto poco dopo il santuario di Madonna della Rota, il nuovo sistema dell’Opol a pagamento è diventato operativo ormai da qualche mese.

Stiamo parlando della Valle dell’Opol, provincia di Brescia, negli anni ’90 conosciuta semplicemente come Madonna della Rota e poi diventata, grazie all’opera volontaria e gratuita di un manipolo di chiodatori, uno dei centri nevralgici della scalata del Nord Italia. Pagando esclusivamente di tasca propria, queste persone hanno aperto, una dopo l’altra, una cinquantina di falesie, quasi tutte esposte a sud e quindi ideali per far diventare questa valle uno dei migliori luoghi invernali di scalata nel nostro paese. L’opera di chiodatura non è stata omogenea e concordata all’interno di un’associazione o comunque di un gruppo che pianificasse il lavoro; a causa di questo, negli ultimi anni, sono state preparate alcune pareti letteralmente strappate a pendi erbosi, come il Sebino o il settore Omodei, in modo da creare dei settori molto facili. Queste pareti sono state immediatamente presi da assalto dalle scuole di Arrampicata del Cai e dai sempre più numerosi praticanti singoli che trovavano le condizioni ideali per iniziare la propria carriera verticale. La Valle è diventata per questo motivo un po’ il paradigma italiano del sovraffollamento nel weekend, non tanto perché ci sia troppa gente nelle falesie disponibili, ma perché la strada e i parcheggi non sono mai stati pronti per una maggiore frequentazione rispetto a quella della fine degli anni 90. Per non parlare dell’assenza di servizi igienici, non essendoci nemmeno strutture permanenti per la ristorazione, come bar o ristoranti. Era evidente a tutti come, prima o poi, le autorità dovessero intervenire per regolamentare un po’ le cose, soprattutto il flusso viario.

LE CONDIZIONI DELLA INSTALLAZIONE SANITARIA AL P2 DELLA VALLE DELL’OPOL

Questo è il motivo per cui, quando ormai era certa la imminente installazione di un parchimetro e la promessa di infrastrutture che facilitassero una civile fruizione della Valle per gli sportivi, la nostra rivista aveva tenuto un atteggiamento propositivo e tutto sommato positivo nei confronti dell’iniziativa del Comune di Marone, sul cui territorio insistono le falesie della Valle Opol. La nostra posizione, va detto, non era condivisa dalla maggior parte dei chiodatori e dei climbers in generale, che subito avevano gridato allo sfruttamento del lavoro svolto da altri per monetizzare e riempire le casse comunali. Il nostro endorsement all’ iniziativa era legato all’esperienza vissuta in Usa, dove è normalissimo parcheggiare a pagamento e frequentare una falesia a fronte del mantenimento dei sentieri e soprattutto della possibilità di fruire di servizi igienici regolarmente mantenuti dai Rangers, come nelle celebri pareti di Smith Rock o Maple Canyon o Rifle in Colorado. Ma evidentemente ci sbagliavamo e ora bisogna ammettere che avevano ragione gli altri, alcuni dei quali, storici chiodatori della valle, hanno proprio abbandonato il luogo in segno di protesta. La giornata di scalata costa ora 5 euro ad automobile, prezzo ragionevole solo se pagato in cambio di qualcosa, considerato che le decine e decine di migliaia di euro spese dai chiodatori ( unica eccezione una parzialissima richiodatura di alcuni settori una decina di anni fa) non sono mai stati in alcun caso rimborsati o finanziati dall’autorità pubblica.

Abbiamo voluto aprire questo articolo con un’immagine purtroppo forte, ma che non rappresenta la complessità di ciò che non è successo finora in Valle dell’Opol a seguito dell’istallazione dei parchimetri; non è solo una questione di incuria dei bagni: si parcheggia esattamente dove si parcheggiava prima e anzi sono state tolte, con appositi divieti, alcune possibilità di parcheggio utilizzate negli anni precedenti. Il grosso della riasfaltatura è stata fatta a monte delle falesie, cioè verso il rifugio Croce di Marone, mentre un bel po’ di buche sono rimaste intatte nelle zone interessate dal climbing.

Poi è ovvio che ci si focalizzi sui servizi igienici. Le immagini che pubblichiamo sono relative allo stesso water fotografato un mese prima e un mese dopo e si tratta di quello piazzato in corrispondenza del parcheggio per la falesia di Terra di Mezzo, che serve anche il Sebino, la Meta e altre pareti meno frequentate. C’è la stessa quantità di escremento e nella stessa posizione nella prima e nella seconda foto, il sapone e la carta risultano esauriti da un pezzo e soltanto il freddo della la stagione invernale cristallizza la situazione impedendo di percepire anche l’aroma che col caldo immaginiamo potrebbe diventare insopportabile.

Insomma, così non va, perché, per contro, il parchimetro funziona benissimo e non sbaglia neanche di un minuto; e dovesse guastarsi non ci sarebbero scuse, perché un sistema di gratta e sosta acquistabile presso esercenti nel territorio comunale toglierebbe l’alibi del mancato pagamento.

Caro Comune di Marone, le casette-bagno si tramutano rapidamente, diciamo in meno di una settimana, da simbolo di avanguardia e di attenzione al territorio in monumento all’incuria della cosa pubblica; se non vengono pulite e manutenute sono installazioni kitsch che non educano il cittadino alla fruizione dei servizi e al rispetto dell’ambiente. Inoltre, sarebbe ora di occuparsi seriamente della questione parcheggi, che restano insufficienti e le soluzioni in valle potrebbero essere diverse a patto di avere il tempo e la voglia di riconvertire gli introiti del parchimetro in carte da giocare sul tavolo con i proprietari dei terreni circostanti.

ENGLISH

Sorry to say it, sorry to write it, but the evidence is compelling. After a relatively short preparation, a partial resurfacing of the only road that runs through the valley, after the laying of some concrete parking spaces where people already parked, after the installation of a couple of toilets and following the installation of a single parking meter located shortly after the sanctuary of Madonna della Rota, the new Opol paid parking system has been operational for a few months now.

We are talking about the Opol Valley, in the province of Brescia, in the 90s known simply as Madonna della Rota and then became, thanks to the voluntary and free work of a handful of bolters, one of the nerve centers of climbing in Northern Italy. Paying exclusively out of their own pockets, these people have opened, one after the other, about fifty crags, almost all exposed to the south and therefore ideal for making this valley one of the best winter climbing locations in our country. The bolting work was not homogeneous and agreed upon within an association or in any case within a group that planned the work; because of this, in recent years, some walls have been prepared that were literally torn from grassy slopes, such as Sebino or the Omodei sector, in order to create very easy sectors. These walls were immediately taken by assault by the CAI climbing schools and by the ever-increasing number of individual practitioners who found the conditions ideal for starting their vertical career. For this reason, the Valley has become a bit of an Italian paradigm of overcrowding on weekends, not so much because there were too many people in the available cliffs, but because the road and parking lots have never been ready for greater attendance than at the end of the 90s. Not to mention the lack of toilets, as there are not even permanent structures for catering, such as bars or restaurants. It was clear to everyone that, sooner or later, the authorities had to intervene to regulate things a bit, especially the traffic flow.

This is the reason why, when the imminent installation of a parking meter and the promise of infrastructures that would facilitate a civil use of the Valley for sportsmen were now certain, our magazine had held a proactive and all in all positive attitude towards the initiative of the Municipality of Marone, on whose territory the cliffs of Valle’Opol are located. Our position, it must be said, was not shared by the majority of bolters and climbers in general, who had immediately cried out about the exploitation of the work done by others to monetize and fill the municipal coffers. Our endorsement of the initiative was linked to the experience lived in the USA, where it is very normal to park for a fee and visit a cliff in exchange for the maintenance of the paths and above all the possibility of using toilets regularly maintained by the Rangers, as in the famous walls of Red Rocks or Maple Canyon or Rifle in Colorado. But evidently we were wrong and now we have to admit that the others were right, some of whom, historical bolters of the valley, have actually abandoned the place in protest.

We wanted to open this article with an image that is unfortunately strong but that does not represent the complexity of what has not happened so far in Valle dell’Opol following the installation of parking meters; it is not just a question of neglect of the bathrooms: people park exactly where they used to park before and in fact some parking options used in previous years have been removed, with specific bans. The bulk of the resurfacing was done upstream of the cliffs, that is, towards the Croce di Marone refuge, while quite a few holes have remained intact in the areas involved in climbing.

Then it is obvious that we focus on the toilets. The images we publish are related to the same toilet photographed a month before and a month after and it is the one placed in correspondence with the parking lot for the Terra di Mezzo cliff, which also serves Sebino, Meta and other less frequented walls. There is the same amount of excrement and in the same position in the first and second photos, the soap and paper have been used up for a while and only the cold of the winter season crystallizes the situation preventing us from perceiving even the aroma that with the heat we imagine could become unbearable.

In short, this is not the way to go, because on the other hand the parking meter works very well and does not miss even by a minute; and if it were to break down there would be no excuses, because a scratch and park system that can be purchased from retailers in the municipal area would remove the alibi of non-payment.

Dear Municipality of Marone, the bathroom huts are rapidly transformed, let’s say in less than a week, from a symbol of avant-garde and attention to the territory into a monument to the neglect of public property; if they are not cleaned and maintained they are kitsch installations that do not educate citizens to use services and respect the environment. Furthermore, it is time to seriously address the parking issue, which remains insufficient and the solutions in the valley could be different provided there is the time and the desire to convert the parking meter revenue into cards to play on the table with the owners of the surrounding land.