Come era prevedibile, il botta e risposta tra Guide e Maestri di Arrampicata dello IAMAS si è subito acceso, inevitabilmente in avvocatese. I secondi, cioè i nuovi maestri, reclamano la nascita di una nuova figura professionale, i primi ribattono che la nascita di una figura professionale non implica che abbia automaticamente la capacità giuridica di esercitare.
Il succo del documento delle guide è il seguente “
si sottolinea che l’istruttoria che l’Amministrazione è chiamata a compiere è di tipo prettamente compilativo, limitandosi a verificare il deposito delle dichiarazioni (relative al possesso dei requisiti), senza entrare nel merito della documentazione e senza sindacare la veridicità delle informazioni rese. Il Mise si limita quindi solo ad accertare l’avvenuta trasmissione della dichiarazione ai fini dell’inserimento nell’elenco delle associazioni professionali, nella quale è già precisato che l’attività stessa non contempla attività riservate a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell’art. 2229 c.c.
Sul sito del Mise inoltre, a questo link, si legge:
“L’inserimento di un’associazione di professionisti in questo elenco non costituisce in alcun modo un riconoscimento giuridico della professione da essi esercitata. Questo può avvenire solo a seguito di specifici provvedimenti legislativi riguardanti la professione stessa.”
Il terreno dello scontro è di lana caprina, e il risultato finale secondo noi sarebbe molto incerto se portato davanti a un giudice. Supponiamo infatti che il nuovo Maestro d’Arrampicata insegnasse la tecnica dei movimenti a una cordata esperta e perfettamente indipendente dal punto di vista della sicurezza. Senza nessuna necessità di essere nè accompagnati sul luogo di scalata nè istruiti sulle tecniche di corda, di calata eccetera eccetera. Ma solo bisognosi di consigli sul come piazzarsi sulla parete per fare meno fatica e disposti a pagare per poter ottenere questi consigli a un professionista che rilasci loro fattura. Come la metteremmo?