In una gara femminile assai più spettacolare e meglio tracciata rispetto alla maschile e davanti al pubblico di casa, Janja Garnbret perde la prima finale di Coppa del mondo lead dopo tempo quasi immemorabile.
Janja aveva pubblicamente chiesto ai tracciatori internazionali vie più dure, in una forma che era risultata quasi provocatoria ma assolutamente fondata, considerata la quantità di occasioni in cui le gare si erano risolte solo alle ultimissime prese oppure, ancor peggio, calcolando i risultati delle qualifiche o addirittura il tempo. E a Capodistria, davanti a una folla accorsa in quantità “francesi” per tifare la campionessa olimpica e il giovane Potocar, Janja ha dovuto incassare il ritorno alle gare di Ai Mori, da tre anni lontana dal circuito per motivi di studio. Dopo una fugace apparizione all’età di 15 anni, la minuscola giapponese era sparita per tornare apparentemente immutata nella fisicità, ma molto più forte. Al punto di apparire decisamente più solida della slovena nel corso di tutta la finale e questo malgrado la sua piccolissima taglia l’avesse costretta ad almeno quatto lanci dove le altre avevano potuto scalare statiche. Dare tre prese e mezzo alla Garnbret in finale di Coppa del Mondo è un risultato eccezionale, specie considerando che la slovena non ha commesso errori di progressione e. che semplicemente si è spenta per fine benzina. Lontanissime le altre, a poco più di metà tiro, a testimonianza della difficoltà del percorso. Rogora, reduce da un infortunio, era fuori dalla finale.
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In campo maschile prima vittoria per lo sloveno Potocar, che ha una scalata poco spettacolare ma regolare ed efficace, assenti molti superbig impegnati a Flatanger, fuori Grupper addirittura dalla semifinale. Buone notizie da Bombardi, finalmente dentro ai quindici, bene anche Schenk e Placci, di nuovo in semifinale.
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