Peccato. La gara più importante, preparata per due anni da Laura Rogora, è andata male. Pace per la velocità, pace per un boulder comunque più che dignitoso, ma nella lead proprio Laura Rogora non è riuscita ad esprimere il suo potenziale fin dai primi metri, dove probabilmente i tracciatori non hanno calcolato le dimensioni di Laura, costringendola a un miracolo motorio ed emozionale per superare solo il terzo spit. Poi però, malgrado una lotta da leonessa, Laura non è riuscita a trovare il ritmo né le sequenze migliori per superare alcuni passi e pure i moschettonaggi, alla fine naufragando dietro atlete che di solito la vedono salire assai più alta di loro. Svanisce un bel sogno che era di tutti i climbers italiani cui ora toccherà cercare una nuova preferita da tifare in finale, venerdì. A nostro parere Laura, talento assoluto sia su plastica che su roccia, dovrà essere negli anni oggettiva a valutare un rapporto peso-potenza che attualmente le consente di fare benissimo alcune cose ma molto meno bene alcune altre, specie in una gara massacrante come la combinata olimpica. Dobbiamo ringraziare lei, Michael e Ludovico per aver lottato al massimo delle possibilità di giornata e dobbiamo sperare che il Coni, quanto prima, si decida a trasformare la Fasi in federazione a tutti gli effetti, perchè i talenti hanno bisogno di budget per essere coltivati come si deve.