C’è un grosso scossone, almeno potenzialmente, nel mondo della scalata italiana. Gli allievi del metodo di Paolo Caruso di insegnamento di tecnica d’arrampicata, guida alpina e tra i quattro della prima invernale mondiale al Cerro Torre, presentano IAMAS, associazione professionale di maestri d’Arrampicata.
La materia è attualmente (male) disciplinata dalla obsoleta legge Bassanini dell’89, che determina l’esclusiva per le Guide Alpine dell’accompagnamento per qualsiasi attività outdoor che riguardi la verticale e che implichi il ricorso a sistemi di assicurazione derivanti dal mondo alpinistico. In questi trent’anni e oltre le Guide hanno difeso coi denti questa esclusiva (derogabile solo dai corsi Cai) dotandosi di apposite commissioini anti-abusivismo e portando in tribunale singoli soggetti e associazioni (come una Fasi ormai vent’anni fa) “sorpresi” a violare la legge in questione.
Ma qui siamo di fronte a un caso diverso per due principali ragioni. La prima è che l’oggetto d’interesse di IAMAS in un certo senso “aggira” l’esclusiva di legge, occupandosi esclusivamente della tecnica di scalata (cioè del come si mettono mani, piedi e corpo sulla parete) senza alcun riferimento ai sistemi di sicurezza che consentono alle persone di non farsi male in parete.
La seconda è che, come recita il comunicarto stampa che sta girando in questi giorni: “Quest’anno IAMAS ha ottenuto il riconoscimento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico ed è stata inserita nell’elenco ricognitivo tra le associazioni professionali che rilasciano l’Attestato di Qualità e Qualificazione Professionale dei Servizi prestati dai Soci ai sensi della Legge n°4/2013. Ad aprile 2023 saranno aperte le prossime selezioni per chi deciderà di intraprendere questa nuova professione.”
Insomma, fermare qualcosa che ha ottenuto il riconoscimento di un organo statale sarà meno semplice del fermare quattro istruttori malcapitati che si sono presi una licenza che non dovevano.
La storia insegna che le corde, quando sono troppo tese, prima o poi finiscono per sfilacciarsi e infine rompersi. Questo sta succedendo alla legge Bassanini e a chi l’ha difesa coi paraocchi senza lavorare per innovarla e adattarla ai tempi nuovi. Piuttosto che una commissione anti-abusivismo le Guide avrebbero dovuto mettere in piedi un organismo che guardasse allo sviluppo non solo della loro professione ma anche di ciò che stava succedendo tutt’intorno. E non avrebbero dovuto fare frizione con una delle loro figure più rappresentative per risultati in montagna e in libreria, Paolo Caruso, il cui lavoro è stato contemporaneamente sottovalutato e adottato.
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Cosa faranno le Guide? Cosa farà la Fasi che da tempo spinge per una liberalizzazione dell’attività in falesia?