Due parole sulla policy editoriale di Pareti e di Pareti.it per gli anni a venire. Ci sono notizie di cui non si può non parlare e notizie invece che lo diventano solo dopo che i mass media hanno deciso di farle diventare tali. In arrampicata, da quando esiste lo sport climbing, c’è un’asticella che ha continuato ad alzarsi anno dopo anno dai tempi di Berhault, Edlinger e Gullich fino ai giorni nostri. Facendola breve: ad oggi il 9a lavorato in falesia in strapiombo di un maschio trentenne anche non professionista fa ancora notizia? Secondo noi NO. Vale la pena di farla diventare tale? Secondo noi NO. A vista, ovviamente lo è; flash, ovviamente, lo è; trad o semitrad ovviamente lo è. Oppure in placca verticale o appoggiata, dove l’allenamento non basta a fare la differenza.
Ma un 9a “normale”, spolpato a muerte nell’essenza e bombardato di tentativi da un maschio muscolare dai 17 ai 45 anni ha, nel 2022, lo stesso valore che aveva un 8b+ a fine anni ’90. Con la differenza ulteriormente diminutiva che negli anni ’90 non si poteva studiare la via su internet come accade oggi. Quindi non è più una notizia di rilevanza nazionale.
Lo sport arrampicata si evolve e con esso si devono evolvere i valori e la misurazione del valore dei risultati, e con essi la loro divulgazione. Altrimenti tutto diventa un minestrone di notizie che non giova né al pubblico, né agli atleti né alle aziende che fanno lo scouting degli ambassadors.